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ME LO RICORDO BENE

 

“-Forse è meglio se ce ne andiamo da qualche altra parte…

-Forse è meglio…”

 

 

Me lo ricordo bene. Non sono stato io, è stata lei a cominciare…Sicuro! Io non ci stavo pensando proprio...Ma sì, mi piace, mi fa venire i brividi, come non mi succedeva da tanto tempo e come forse non mi era mai successo prima...Sì, esce positiva ai test, al massimo...Ma non è quello…No...Mi piace per quello che ha dentro, oltre che per quello che ha fuori...Per il mistero che non riesco a capire. E io sono fatto così...Mi piacciono se sono strane, se non le capisco, e più sono strane e più non le capisco, e più mi piacciono...Lo so già che cosa mi sta capitando...E chi dorme più, adesso? Dopo quello che è successo, anzi, che non è successo…Speriamo di riuscirci almeno un po’...’Mo me lo ricordo bene, però...Non sono stato io, è stata lei a cominciare...


 

...E poi sono stata io a cominciare...Lo so....Per forza poi c’è rimasto male...Mi dispiace! Via, sì, ma no, mi dispiace di essere da sola adesso in questo letto troppo grande, in cui mi sto voltando e rivoltando, senza riuscire a pigliare pace, mi dispiace che non ci sia lui qui con me...Prima sarebbe successo tutto, tutto...E poi, forse, adesso, dopo, mi avrebbe tenuta stretta stretta a sé, non si sarebbe girato dall’altro lato, non sarebbe scappato via, come tutti gli altri...Ci saremmo addormentati così...Invece adesso non riesco a dormire...Mi giro e mi rigiro. Penso e ripenso...E se penso che è stato meglio così, mi viene più rabbia ancora...E se mi viene voglia adesso, mi ripeto che d’ora in poi devo essere io a decidere, voglio essere sicura di quello che faccio, capire tutto e fare soltanto quello che voglio veramente. E forse mi sto sbagliando adesso che mi è rimasto tutto questo desiderio che mi fa bruciare soltanto a pensarci ancora...Perché forse era solo il disperato bisogno che avevo di parlare con qualcuno, di aggrapparmi al primo che mi passava davanti...Al momento giusto...Quando non ne potevo più…Ma, poi, di momenti, giusti, o sbagliati, di circostanze, di incontri, di attimi, per un verso, o per l’altro, sono sempre segnate le tappe della vita, pure le più importanti, anzi, proprio le più decisive...


 

...Allora, aveva appena finito di parlare con Cosimino, il quale le aveva fatto cenno, per fortuna appena di sfuggita, della sua teoria sulla tipologia del Nord e del Sud, anche perché non era certo quello il luogo migliore per le conferenze, con la musica al massimo, raccontandole poi, invece, tutta una serie di brevi aneddoti sui turisti in vacanza, che sembravano averla divertita molto e, quando l’avevano chiamato e così aveva finalmente capito che era meglio se sgomberava al largo, eravamo rimasti soli, vicino e allora io le ho chiesto a cosa stesse pensando, domanda semplice, forse banale, però sempre toccante, ma, insomma, le avevo soltanto chiesto: a che cosa stai pensando? e invece non mi ha risposto, no, però mi ha stretto la mano, e non era un caso, no, nonostante le due Beck’s corrette al gin ero ancora abbastanza sobrio e ne sono sicuro, anzi, quando ho continuato dicendole che pensava troppo e che non doveva pensare più a nulla, me l’ha stretta ancora di più, sicuro, forte, così forte, che ho ancora i segni delle sue unghie sulle mie dita e dico io, che cosa significa se tu chiedi a una, scusa, a che cosa stai pensando? così, dico, tanto per dire, e quella per risposta ti prende la mano e te la stringe, te la stringe forte, fortissimo? così forte, che se ne erano accorti tutti, anzi continuava sempre più forte, là, in mezzo al prato, sotto il tetto del cielo di stelle, se ne era accorta pure la biondina della Lega Nord, già stanca di Sandro, che non gli piaceva e che aveva fatto subito il porco, come suo solito, prendendosi uno schiaffone, mentre, secondo l’altro, viceversa, con una versione diametralmente opposta, per cui l’unica cosa certa risultava l’immediata rottura dell’idillio appena sbocciato, era stato lui a farci già quello che ci doveva fare e così dopo un giorno era passato a un nuovo gioco del suo parco, anche perché poi, sempre a suo dire, la ragazza faceva troppi strani accenni ai soldi, a chi ne aveva in giro e, poi, ad ancora più esplicite ammissioni su chi preferiva la coca, là, non la bevanda, e forse proprio perché pensava, prima, che potessi essere io adesso a fornire tutto ciò, in un primo tempo mi si era sistemata vicina in un modo tale, che, fosse stata un’altra sera, l’avrei fatta andare in tiro io, ma per davvero, ché le avrei somministrato un’overdose di che dico io da farla sentire appagata per tutta la stagione, ma poi aveva capito, aveva capito pure lei, anche perché era impossibile ormai non capire, tanto che io pure con un certo imbarazzo, giusto per superare la situazione, non avevo trovato di meglio sul momento che sussurrarle in un orecchio di andare al bar a bere qualcosa, tanto per sparire tutti e due dalla circolazione, da tutti quegli sguardi oramai superflui e inopportuni, e anzi al bancone del bar c’ero andato veramente, sicuro, trascinandomela praticamente attaccata al petto, e, arrivati lì davanti, le avevo chiesto davvero che cosa volesse bere, sicuro che qualunque cosa sarebbe servita a schiarirle le idee, ma, insomma, le avevo soltanto chiesto: che cosa vuoi bere? e invece non mi ha risposto, però ha avvicinato le labbra alle mie e me le ha sfiorate, con le sue, adesso non so dire quanto, ma me le ha sfiorate, non è stato un vero e proprio bacio, ma ci voleva poco a capire che eravamo lì lì per farlo, giusto il tempo di valutare, con quell’ultima lucidità che mi era rimasta, se era già il caso di andare ad appartarsi da qualche parte, oppure se tanto valeva, ormai, farlo direttamente là, ecco, era soltanto questo il dubbio, il dove, non certo il fatto in sé, e dico io, che cosa significa se tu chiedi a una, scusa, che cosa vuoi da bere? così, dico, tanto per dire, e quella per risposta ti avvicina, o ti tocca proprio, le labbra con le sue, apposta per farsi baciare, stretta a te, che pure avevo deciso di farlo subito e anzi la stavo già baciando, quando m’ha detto, scostandosi appena, forse è meglio se ce ne andiamo da qualche altra parte, dico, ha detto proprio così, mentre la stavo praticamente baciando, e, dico io, che cosa vuoi dire se una ti dice, mentre la stai baciando in mezzo a tutti quanti, forse è meglio se ce ne andiamo da qualche altra parte? già, vuol dire proprio questo, forse è meglio, cioè, per dire senza forse, esattamente come ho risposto io, quando i nostri respiri erano ancora mischiati, per poi prenderla per mano e condurla verso l’uscita, senza più dire niente a nessuno, verso la macchina parcheggiata poco lontano, e meno male che ero ancora in condizioni di guidare, e l’ho fatto fin verso il paese, fino a quando, a sentirmela appiccicata, non ho resistito neppure io, il cuore, quasi un miracolo, che mi fremeva, la testa completamente presa, e allora mi sono fermato dietro a una fila di palazzine, vicino a una siepe di gelsomini profumati, e non volevo più aspettare neppure che finissimo di fumare tutti e due, così ho gettato la sigaretta che pure avevo appena acceso e ho fatto per baciarla, quando invece lei ha tenuto la sua, e non potevo certo baciarla con la sigaretta in bocca, e anzi stavo per levargliela io dalle labbra, quando m’ha detto all’improvviso che non si sentiva più di starsene in giro e che voleva tornarsene subito in albergo, dico, ha detto proprio così, non mi sento più, mi puoi accompagnare in albergo, ma l’ha detto in tutto un altro modo, tanto che non c’era bisogno di aggiungere altro, come pure aveva aggiunto a buona misura di avere sonno e di voler andare subito a dormire, così ho desistito, già, immediatamente, scoraggiato, assolutamente impreparato agli eventi, tanto che non ho detto nulla, nulla ho detto, soltanto quando siamo arrivati, dopo due minuti, davanti all’albergo, le ho detto fra le tante cose che avrei potuto dirle, più o meno sensate, proprio la cosa più idiota che potessi dirle, quella che mi era venuta in mente, chissà perché, in quei due minuti, una delle cazzate che ripete Sandro, che, cioè, con una donna, o ci fai qualche cosa la prima volta che ci esci insieme, o non ci fai mai più nulla, e l’ho detta pure tutto serio, come chissà quale profondissima verità le stessi rivelando, anche se ha fatto come se non mi avesse proprio sentito, e subito è scesa, ha sbattuto la portiera, e si è messa a correre, verso l’ingresso, senza nemmeno dirmi che so, ciao, buonanotte, crepa, vaffanculo, niente...


 

Ma che significa che o succede qualcosa subito, la prima volta, o non succede più nulla?
Niente, non significa niente: solamente una delle sue cazzate...Però mi piace proprio, proprio vero...Per essere bello, è bello: alto più del normale, occhi nerissimi, ciglia spesse, capelli corti, all’indietro, giusto quel che non guasta, anzi, brizzolati, snello, eppure non magro, anzi, di corporatura, per quanto i muscoli appena accennati, né barba, né baffi...E poi: educato, gentile, distintissimo...Romantico e passionale. Un po’ presuntuoso, a dire il vero, un po’ noioso, a volte, con quelle sue frasi ad effetto che deve sempre mettere per forza...Non si accorge che dopo un po’ ti stancano...Ma nessuno è perfetto, no?
Ancora, mi piace la voce, mi piace come parla...Buono, poi, deve essere buonissimo...Simpaticissimo, con quelle fossettine sulle guance...Attraente nel viso marcato e suggestivo...
E perché non ci sono stata, se ne avevo voglia?
Ammesso che mi fossi sbagliata, tanto...Uno in più, uno in meno... Ma troppi mi sono passati addosso, senza che io potessi farci niente...Così ora mi sento come una scatola di latta in mezzo a una strada su cui potrebbero continuare a passare le automobili a schiacciarla.
Adesso basta.
Vorrei provare ad alzarmi, se solo ne trovassi la forza.
Almeno vorrei capire chiaramente che cosa mi succede e non assistere più, impotente, allo squallido spettacolo continuato che si gioca sulla mia pelle, su questa vita mia che tu, amico mio sconosciuto, dici di aver capito, e invece non sai proprio niente, non puoi sapere, non puoi capire e, credimi, davvero è meglio così.
Adesso, ti prego, caro, ti devo lasciare anche col pensiero, perché devo stare da sola, per piangere, perché voglio solo piangere, adesso, così, come ogni notte, e almeno, dopo, riuscirò a dormire


 

Non riuscirò a dormire, ‘stanotte, lo so già. Cosa faccio adesso?
E adesso? E adesso? Avevo pensato prima - Adesso: cosa faccio?
Centoquaranta all’ora, tre minuti e una Marlboro ed ero arrivato a casa.
Ed eccomi qua, che non riesco a dormire.
Ci penso.
Va bene che lo sapevo già che le donne sono complicate, “dolcemente complicate”, citerebbe Cosimino, lo avevo già abbondantemente scoperto...Ma, dico io, proprio così...
Ci penso ancora...
Alle sue labbra, al suo respiro.
A Sandro che parla del parco - giochi .
Alla biondina della Lega Nord.
A Cosimino che dice che tanto, inutile, in un modo o nell’altro, o prima, o
poi, non c’è niente da fare, tanto...