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“Sbattuta in un angolo della scalinata monumentale, invecchiata di colpo di venti anni, addossata alla parete, seduta, le gambe avvolte da jeans luridi e sdruciti”
Impassibili al destino, Gino e Cosimino erano seduti davanti alla scrivania del commendatore, il quale aveva cominciato a parlare, lanciandosi in un monologo, che non chiedeva repliche, ma un semplice, paziente, ascolto e che aveva tutto l’aspetto di continuare a lungo, fra le sue guance bianche e rosse ben paffute, il collo della camicia mal abbottonata sulla pancia incipiente e la cravatta spiegazzata nei suoi improbabili disegni naive.
“...Hai fatto bene a
raccontarmi tutto! Confidenza per confidenza, do a te l’annuncio in anteprima,
caro Gino: anch’io vado via, mollo tutto!
Vita nuova! Fra pochi giorni, addio agli affari e...Lascio! Basta! Basta, non ne posso più! Ci sono i presidenti delle cooperative, ci sono gli amministratori delegati delle società: che si guadagnino i loro emolumenti e si sbattano dall’alba a notte fonda, come ho fatto io per quarant’anni! lo me ne vado in giro per il mondo a scoprire usi e costumi dei popoli di tutti i continenti...
Solo soletto...E penserà soltanto a divertirmi...Tornerò appena di tanto in tanto per vedere come stanno le cose e prendere in considerazione quanto maturato nel frattempo...Non ho più stimoli, non ho più voglia...Farà il turista di professione, in cerca di bagordi ed emozioni per tutto il mondo...Lascio pure mia moglie, tanto...Sarà lei a dare un’occhiata alle varie società, di cui terrà giusto le più importanti, tre o quattro, le più semplici e le più avviate, mentre cederò a vario titolo tutte le altre...Farà come un’ereditiera per tutta la vita...E si cercherà gli eredi più meritevoli, visto che di figli nostri non ne abbiamo...
lo voglio dimenticare tutto!...Basta avvocati, basta magistrati, in primo luogo e per sempre! Adesso abbiamo aggiustato alla meglio, abbiamo salvato il salvabile...Qualcosa è rimasto, per continuare...Per chi lo farà per me, ma senza di me...Visto che mi hanno ridato il passaporto, io utilizzo...Basta pure politicanti...Come, io sarei adesso improponibile, mentre gli altri, tutti gli altri, sono proponibili? Ma che vadano a dare via il culo, loro, il loro governo e pure il Berlusca...Chissà...Quando tornerò, una volta o l’altra, troverò raccontata la vera storia degli ultimi anni...Quella che ha distrutto anche te, caro Gino, avviato a una brillante carriera di manager politico socialista, puro e duro, innocente e capace, e stroncato invece proprio quando muovevi i tuoi primi passi e non potevi avere la forza per resistere e proseguire...lo ce l’ho fatta! Da solo! Con questi di Forza Italia non è più la stessa cosa...Non ci riescono, questi, a dare Forza all’ Italia! Solamente Bettino c’è riuscito e l’hanno fatto fuori! Hanno scoperto un infiltrato dai servizi segreti, l’hanno fatto diventare un santo e un eroe, un simbolo...Ma si tratta solamente del braccio...Menti raffinatissime...
Il pool ha colpito sistematicamente, con obiettivi precisi, per instaurare anche al livello massimo, nazionale, il dominio palese e incontrollabile dei loro amici riconvertiti e riverniciati dopo il crollo del muro di Berlino! Loro, i moralizzatori, loro che han preso per cinquantanni i soldi da Mosca e dal Kgb! Ma sul più bello, è arrivato Silvio, la classica variabile imprevista e imprevedibile, che aveva tanto di spontaneo e tanto di autentico...Ma è durata poco...Tutta colpa di grandissimo bastardo di Bossi! Fece fallire tutto, quando tutto poteva ancora riuscire bene e per davvero! Adesso se lo sono pure ripreso. Tanto...Silvio non è più lo stesso, quello vero, quello che avrebbe dovuto essere...Si è fatto fregare dai falsi compagni di strada, dai riciclati, ha annaspato, ha fatto compromessi, oramai è come gli altri: adesso che è tornato al governo, aiuta le sue aziende, se avessero vinto gli altri, avrebbero aiutato di più quelle dei loro manager, e questo soltanto cambia, caro Gino, questa è la politica, una sottocategoria dell’ economia, che la determina, e un groviglio di affari e di posti chiave da occupare, alla faccia del popolo che vota e che crede di decidere, mentre, col maggioritario, col proporzionale, non decide proprio niente, niente...lo non ne voglio più sapere! Brutti tempi corrono...Ma più brutti ancora saranno quelli che arriveranno...L’Italia che vogliono, gli uni e gli altri, è quella del falsi buonisti, degli ipocriti, degli interessati soltanto ai loro affari...Dei giudici, dei burocrati, dei tecnocrati...Comanderanno loro chissà per quanto...Noi che volevamo costruirla per davvero, questa cara Italia, in nome e per conto del popolo, con lo spirito d’iniziativa, l’altruismo, l’entusiasmo, l’efficienza e il senso dello Stato, noi siamo tagliati fuori...Basta, io me ne vado! Non ci sono possibilità! Fai bene ad andartene anche tu, caro Gino! Troverai nuove energie e nuovi entusiasmi! Almeno, te lo auguro di cuore! Li hai cercati nell’amore...Ultimo dei romantici incredibili, ma invano, almeno sembra...Li troverai da un’altra parte! Li devi trovare! Solamente così si può essere creativi e si può riuscire a fare qualcosa di buono e di bello…Ah, avevo pensato...Prima di andare via, l’ultima cosa che seguirò sarà quella di affidare alla nostra cooperativa edilizia un mini insediamento pilota agrituristico...In quel di Otranto di Lecce, no? Ueh, buono! Te lo dovevo, dai...Lascia stare gli Albanesi! Faremo tutto noi! Aspetti legali, edili, commerciali...Ueh, il Commenda può ancora, sai? Un po’ di liquidità ce l’ho ancora, dai...Ueh! Mi darete una compartecipazione, tu e il tuo amico, che mi è piaciuto, sai? Una compartecipazione alla proprietà, agli utili...Vediamo...Vediamo...Ci pensa il Commenda, così, una cosetta, tanto per farvi cominciare...Poi starà a voi, vedremo che sarete capaci di combinare...No, non ringraziatemi di nulla! Una specie di buonuscita a Gino, per tutti questi anni...Sono volati via, questi anni, eh?
-Così resti fino a lunedì, per mettere tutto nero su bianco...-
disse Gino a Cosimino, quando, usciti dalla stanza del Commendatore, si
avviarono verso l’uscita degli uffici...
-E poi proseguo per le
altre commissioni da sbrigare, prima di tornare a casa e dare subito il via ai
lavori...Cazzo, che uomo, il Commenda! Sembrava tutto perduto, e invece...E’
tutto come prima, più di prima...Devo soltanto riprendermi dalle troppe
emozioni. Avevi ragione, cazzo, quando hai ragione, hai ragione...Si è chiusa
una porta e si è aperto un portone...Cazzo, che uomo il Commenda..!
A volte ritornano, pensò
Gino e lo pensò di nuovo, come per ripeterlo a sé stesso, convinto,
ripercorrendo mentalmente il ragionamento che si era portato appresso nel suo
intimo privato per tutta quanta la mattinata.
Un film, un romanzo...Ecco, se uno scrittore si fosse messo a immaginare una trama di una storia italiana dei nostri giorni, non avrebbe saputo far meglio di quanto effettivamente capitato negli ultimi giorni...
Del resto, a volte la realtà vera supera la più fervida della fantasie...A volte le cose stanno ferme per periodi talmente lunghi che sembrano immutabilmente eterne e poi, invece, in men che non si dica, succede rapidamente pressoché di tutto...
Guarda l’ URSS, la megapotenza mondiale per cinquanta anni: e poi è caduto il comunismo, è crollato il muro di Berlino, si è dissolta la cortina di ferro, sono cambiati i Paesi dell’ Est, è cambiato tutto...Pensa a noi, al nostro villaggio...Prima mai niente da fare, poi l’idea, poi la realizzazione...Anche se, con la faccenda degli Albanesi, anche la nostra storia sembrava giunta al capolinea di Fukuyama...
Pareva che fosse
crollata tutta l’impalcatura dei nostri sogni di gloria, minata dalle fondamenta
e invece, all’improvviso, colpo di scena, incredibile, come prima, più di prima,
risorge, il nostro sogno, dalle sue stesse ceneri, più forte e più bello e si
materializza in tutta la sua più compiuta concretezza operativa...
A volte ritornano, come Loredana.
Un preannuncio di primavera. Dolce, affettuosa, premurosa, possibilista, sensibile, intuitiva. Ma, sì, teniamoci in contatto, siamo noi, siamo sempre noi...
Il senso...Voglio decidere io, ora fammi vedere come mi trovo col nuovo lavoro, fai passare il tempo che ci vuole a farmi fare quest’esperienza, dammi il modo di verificare che ho finito con Gianni per davvero, che non vedo più e che mi sono levata la voglia di fare due o tre cose per conto mio...E poi, piano piano, magari che mi sento innamorata di te...Che quello che è stato di bello, di bello potrà continuare e crescere e diventare una splendida realtà per noi...E tu datti da fare con il villaggio, chissà...E mi era sembrata vera, mi era sembrata sincera, finanche appassionata...Voleva decidere lei, al momento giusto, il significato...
Guarda, che le cose che pensavo, o che avevo pensato, non sono poi quelle, non mi sto mica trovando tanto bene, con tutte queste persone e questi circostanze con cui ho a che fare, e posso decidere diversamente, con te e per te, il messaggio subliminale...Anche se poi non si era fatta nemmeno toccare, ‘stavolta e che le femmine sono complicate, l’avevo già capito, ma certo nessuna come lei...
Come se non bastasse, chi ti vado a incontrare poco fa, dopo aver portato fin sul treno Loredana che tornava a casa della sorella?
Ciliegina sulla torta
dell’incredibile, in tutta la grande Milano, dico, tre milioni di abitanti,
hinterland compreso, simbolo quasi del passato, che non a volte, sempre,
ritorna, ritorna sempre e da cui non si può fuggire?
La Biondina della Lega
Nord, la Sonia in persona, incredibile, ragazzi!
Poverina...Sbattuta in un angolo della scalinata monumentale, invecchiata di
colpo di venti anni, addossata alla parete, seduta, le gambe avvolte da jeans
luridi e sdruciti stese in lungo, le ciocche dei capelli diventati d’un biondo
inscurito scomposte sulla fronte, tremante per il freddo, cui un maglione spesso
e ispido e una lunga sciarpa non riuscivano a fare validamente fronte...
Fra lacrime e singhiozzi, mi ha raccontato di essere scappata via da Brescia, subito dopo che una banda di Marocchini aveva fatto fuori il suo uomo a pistolettate in un agguato notturno, da cui era uscita illesa per puro caso, soltanto perché nessuna della decina di pallottole esplose contro la sua auto l’aveva raggiunta...Adesso era sola, smarrita, senza tetto, né legge, braccata dai Marocchini bresciani, ricercata dalla Polizia italiana e pure al momento insediata da mezza dozzina di Nigeriani bivaccanti abituali della Centrale, calati come avvoltoi intorno a lei...
Aveva prelevato Sonia dal bivacco, sotto gli sguardi torvi dei neri di vedetta.
L’aveva portata a casa
sua a farsi una doccia, a cambiarsi; ed erano andati poi a mangiare in birreria.
Le aveva pagato la cena.
Le aveva comperato poi il giorno dopo, al risveglio di una salutare dormita
fatta sul suo letto, che le aveva ceduto, arrangiandosi sul divano, in un
supermercato trovato strada facendo, un paio di pantaloni, un maglione, un
piumino, finanche l’intimo.
Le aveva messo in tasca l’indirizzo e il numero di telefono di una comunità di recupero per tossicodipendenti a duemila chilometri di distanza, dall’ altro capo dell’ Italia, dopo aver chiamato il direttore, suo vecchio amico della gioventù socialista degli anni dorati ed essersi accertato che l’avrebbe tenuta a lavorare come allieva infermiera.
Giacché c’era, nel fogliettino aveva avvolto due banconote da cento euro; le aveva pagato il biglietto aereo, ottenuto declinando false generalità; l’aveva scortata dall’accettazione al check-in, in attesa del primo volo utile per Punta Raisi; l’aveva abbracciata, augurandole buona fortuna e fuggendo dai suoi non- dimenticherò- mai- quello- che- hai- fatto- per- me.
Ma non si sentiva
l’animo buono del boy-scout, adesso e no, non era stanchezza quella che si
portava dentro, ma qualcosa di peggiore: un misto di disgusto, di senso di
impotenza, di sconforto, pervaso ora già da un’inquietudine strana.
E forse era stato semplicemente il desiderio troppo a lungo represso, tanto per
non scomodare complicate implicazioni pseudo psicologiche, che era esploso all’
occasione capitata, senza pensarci; forse, proprio perché non voleva pensare più
a niente e stordirsi, almeno per qualche minuto, stordirsi per non pensare più,
anche se poi aveva pensato, poi, inevitabilmente, a che ci fosse di erotico, e
sì che probabilmente comunque c’era e se può dunque esistere il sesso senza
amore e sì che probabilmente comunque esisteva...
O, forse, era proprio la
voglia di farsi del male, di sporcarsi nel degrado, di immergersi nello schifo
circostante, perché soltanto se si tocca il fondo, solo così, allora, si può
risalire a galla.
Comunque sia, si era fermato al segnale di quel seno nudo sbattuto al freddo, di quei capelli rossi artefatti, di quegli stivali bianchi osceni, di quelle gambe grosse, un po’ tozze, lasciate bene in vista, mutandina compresa, dalla microgonna rosa, e aveva schiacciato il pulsante del vetro elettrico di destra e aveva ascoltato, invece della preventivata richiesta di passaggio, come una litania in cantilena, chissà quante volte ripetuta nel gelo dei cuori tentati in quella strana notte di una primavera ancora ben lungi dal venire veramente nella grande Milano, vicina all’ Europa, “Andiamo, amore, posto tranquillo, mi spoglio nuda, bocca e figa...”.
E Natale no, e Capodanno no, e San Valentino neanche a parlarne: ma adesso, nemmeno a Pasqua voleva venire giù con lui, così, tanto per vedere come andavano le cose, senza impegno, naturalmente?
Nemmeno parlarne, tanto per organizzarsi, come aveva cominciato a fare, tanto per trovare un pretesto di sfogo al suo cattivo umore?
Che
cosa era diventata più, poi, quell’ attesa delle sue decisioni, che non
arrivavano e che chissà sarebbero mai arrivate?
Aveva sclerato al telefono...
Le
aveva detto che non avrebbe voluto vederla più, aveva detto...
Tanto, poche ore, fra due, tre settimane, come al solito, che ci perdeva? Ed era
stato sordo alle sue insistenze...E già che un’ altra volta insolita Loredana
era stata paziente, aveva detto di capirlo, lo aveva pregato di saper aspettare,
era arrivato finanche ad ammettere che Io amava... Aveva detto...A quelle
parole, per quanto confuse, ma, comunque, dal senso più o meno intelligibile,
aveva vacillato...
Nei giorni seguenti, se le era fatte ripetere, assecondato...
Per quanto a quelle parole mischiasse sempre le sue ragioni e le opportunità di un’attesa senza sbocchi apparenti, in un guazzabuglio pressoché inestricabile di bello e di brutto.
Gli montava l’istinto di andarla ad affrontare e di risolverla, una volta e per tutte, quella situazione...O dentro, o fuori...O bianco, o nero...Non e ed e, anche e anche… O così, o così! Ohhh!
Comunque, basta parole, solo fatti! Ma poi non aveva il coraggio di farsi valere, adesso che poteva, in qualche modo, forzare la mano, quanto meno aveva qualche carta da giocare...
Intanto, aspettava. Che decidesse Loredana. Che decidesse il destino.
IL TUO ISTINTO, NON LE SUE RAGIONI
IL TUO ISTINTO, NON LE SUE RAGIONI
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