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TUTTO SCORRE

 

“A proposito...Egli mi ha appena opportunamente rassicurato, e di ciò lo ringrazio di cuore, circa il potenziamento dei servizi dell’Arma...

Da oggi stesso, non più una, ma ben due autopattuglie controlleranno il nostro territorio comunale ventiquattro ore su ventiquattro e una terza, stazionata nei pressi, sarà pronta a intervenire nell’arco di pochi minuti...”

 

 

-Tutto scorre, panta rei, diceva Eraclito...

-Si vede che hai fatto il liceo...

-Già, mica come te, che dovevi fare l’impiegata alle poste, non la giornalista...

-Quale impiegata alle poste?

-Sì, perché sei raccomandata...Perciò ti hanno preso pure a Telelombardia....

-Guarda, questa è squallida...Ti sei rovinato, a stare al Giorno tutto il giorno senza far niente...E poi, io, ho studiato...

-Sì, hai fatto lingue...

-Ha parlato l’altro rincoglionito! Stai zitto, tu altro, stronzo!

-Ma che sta a dì? E smettela, aoh! E spiegateme un po’ che sta a succede...

-Pagherai da bere a tutti, caro inviato speciale dalla Capitale...

-E come no? Pe ‘sta con sta figona amica vostra, ve ce porto pura a voi artri...Ma mo’ diteme...

-E vai! Appena finiamo, allora! Adesso andiamo a sentire le puttanate del vicesindaco...Guardate, sta uscendo adesso dalla stanza del maresciallo...Tutto scorre, dicevo prima...Ha la stessa nostra età...Veniva in classe con me...Poi io mi sono trasferito a Milano e lui invece è rimasto in questo schifosissimo paesone...Pensate che era fascista convinto, camerata nero, il primo della lista...Adesso è diventato vicesindaco...Quelli di aenne, col resto dei leghisti e i riciclati del posto con Berlusconi, hanno vinto le elezioni amministrative, qui, alla grande...Poi, siccome il sindaco è proprio impresentabile, tanto gli basta fare e disfare gli affari, quando si tratta di apparire mandano avanti il vice...Ragazzi, dovreste sentirlo adesso...Altro che libro e moschetto...Un estremista di centro, è diventato...Un moderato da far paura ai moderati per la sua moderazione...E’ cambiata la politica, mi spiega, quando ci si incontra di tanto in tanto...E io con essa, non l’hai capito? Sembra un perfetto doroteo, adesso, per quanto è cambiato...E per quanto è cambiata la politica...E già che fino a poco fa cantava nei cortei dei fascisti: contro il sistema la gioventù sì scaglia, boia chi molla è il grido di battaglia, il vicesindaco ex camerata...Andiamo, dai, così ci facciamo due risate...


 

Il vicesindaco attese i cronisti fermo davanti la targhetta “Comando Stazione Carabinieri — Maresciallo Capo”.

Non si fece pregare ai solleciti.

Aspettò però che si accendessero tutte le telecamere e si dispiegassero

i taccuini, lisciandosi il pizzetto del mento e gonfiandosi nel suo completo color nocciola troppo largo, a coprire la camicia a righini verticali lievemente spiegazzata, come la cravatta amaranto, dal nodo incerto; poi cominciò a parlare speditamente, ma troppo tra i denti, senza scandire mai per bene le parole e senza guardare mai gli obiettivi.

Buongiorno. Sono venuto qui in rappresentanza dell’amministrazione tutta, in veste ufficiale, in virtù della mia carica istituzionale. Il sindaco non è potuto intervenire di persona, ma ha delegato me, a porgere all’illustrissimo maresciallo dei Carabinieri della nostra cittadina, quale fedele servitore dello Stato, un deferente ringraziamento per l’incessante opera che l’Arma diuturnamente svolge a favore della nostra comunità, in un momento difficile come questo e certo drammatico, come quanto avvenuto all’alba di questa mattina. A nome della giunta e dell’intero consiglio comunale, credendo con ciò di interpretare anche la volontà dell’opposizione, con cui abbiamo instaurato un cordialissimo rapporto di collaborazione, pur nella doverosa distinzione dei rispettivi ruoli, nonché a nome mio personale, però, nella circostanza, ho creduto opportuno richiedere all’Arma, nella massima serenità, un potenziamento dei servizi di prevenzione e di pronto intervento sul nostro territorio, alla luce di quanto è accaduto e sta accadendo.

Nelle ultime settimane, abbiamo registrato con preoccupazione un non indifferente aumento dei furti negli appartamenti delle nostre famiglie, a opera, presumibilmente, di immigrati extracomunitari, almeno a quanto risulta dalle indagini avviate con prontezza e con lucidità dal maresciallo Colluccello, il quale ha denunciato all’autorità giudiziaria, chiedendo per loro l’apposito foglio di via, ben tre cittadini albanesi e due cittadini marocchini clandestini...Purtroppo, con rammarico, dobbiamo constatare che essi sono ancora qui, anche se sono sicuro che saranno ormai messi in condizione di non nuocere...Con crescente disagio constatiamo inoltre che la colonia degli immigrati albanesi, ai quali con spirito umanitario abbiamo dato ospitalità, è cresciuta forse in maniera sproporzionata alle reali capacità di accoglienza della nostra civilissima cittadina, tranquilla e laboriosa, insieme all’evidente aumento dei furti e delle rapine che quotidianamente si verificano ai danni delle nostre abitazioni...Lungi da me la tentazione di trarre affrettate, ma a questo punto probabilmente non infondate, conclusioni...

Certo è comunque che all’alba di questa mattina abbiamo toccato un punto di guardia..

Perché è impensabile che due giovani donne, forestiere, ma italiane, ospiti in un appartamento di proprietà di un nostro concittadino, vengano assalite a casa loro, sorprese nel sonno e barbaramente trucidate a colpi di coltello, senza che nessuno abbia potuto soccorrerle, o fare qualcosa per impedire che l’orrendo crimine fosse perpetrato...Sicuramente la magistratura verrà in breve a capo del terribile duplice delitto, che riempie di costernazione la nostra coscienza di cattolici e di cristiani...Me lo diceva il nostro parroco, accorso a benedire le salme, prima dei rilievi del caso...Dalle urla e dalle frasi concitate carpite, pare che gli assalitori parlassero in una lingua presumibilmente slava...Ma non voglio insegnare il mestiere al nostro validissimo maresciallo Colluccello...A proposito...Egli mi ha appena opportunamente rassicurato, e di ciò lo ringrazio di cuore, circa il potenziamento dei servizi dell’Arma...

Da oggi stesso, non più una, ma ben due autopattuglie controlleranno il nostro territorio comunale ventiquattro ore su ventiquattro e una terza, stazionata nei pressi, sarà pronta a intervenire nell’arco di pochi minuti...

Con ciò, invito i miei concittadini a dare prova di maturità e di coscienza civica...Non si facciano prendere dal panico, né, spinti dalla sia pur giustificabile preoccupazione, si abbandonino a forme di protesta che stonerebbero con la nostra salda e limpida coscienza democratica, come le purtroppo ventilate, da qualche irresponsabile, ronde armate...Men che mai covi in noi la orrenda serpe del razzismo...Sono sicuro che...”.
-Grazie, vicesindaco, basta così!
-Grazie, può bastare...
-Grazie a voi, ragazzi, sono io che ringrazio voi e buon lavoro!
-Nu ce ne poteva fregà de meno...
-Hai visto, che t’avevo detto? Brutto, no?
-Brutto? Oribile! O ri bile!


 

-Braghin! Braghin’ Braghiiin!
-Eccome, sior maresciallo! Me comandi!
-Come sfaccimme si scrive entrenus?
-Non so mica, sior maresciallo...
-Lo sapevo che tu non lo sapevi....Vallo a cercare sul vocabolario! Ce ne sta uno dentro al cassetto della scrivania dell’entrata! Ce lo tiene Di Troia che ci fa le parole crociate...Le parole crociate...Quando fa la guardia...E vai! Fuii!

 

Solitamente gioviale e cordialissimo con tutti, il maresciallo Colluccello non era di buon umore quella mattina. Decisamente, aveva avuto giornate migliori...
Sudava, perché la macchina per scrivere, cui era rimasto, come a tutto il resto, nei secoli fedele, era posta su di un tavolino a diretto contatto col termosifone, regolato al massimo e, dopo un’ora che batteva sui tasti meccanici, vampate di calore uscivano direttamente anche dalle pieghe della divisa d’ordinanza.
Sbuffava, fermandosi di tanto in tanto perché non gli venivano le parole e quando si fermava, bestemmiava perché così ricominciava a pensare al rapido succedersi degli eventi...

E dire che quel paese era stato sempre così tranquillo...Qualche furto, qualche pregiudicato agli arresti domiciliari, al massimo un paio di rapine, tutto qui, da quindici anni di giorni di gelo e di afa e di notti di nebbia e di umidità...Proprio adesso dovevano venire tutti a guastare la vita sua e del suo paese..? Bestemmiò, nell’accendersi una MS...Avevano cominciato gli straccioni Albanesi e giorno dopo giorno era cresciuto il numero degli onesti cittadini che venivano a presentare regolare denuncia per i furti subiti nei loro appartamenti...E va bene...

Poi però, quella mattina, il gran casino...E proprio oggi, pensò il maresciallo, mandando mentalmente giù tutta una serie di santi e di madonne, che doveva andare la mattina a comperare la playstation alla figlia piccola e al pomeriggio a Trezzano sul Naviglio a vedere la partita del grande, l’atteso incontro di vertice del girone regionale categoria juniores...
Si lisciò i baffetti con le dita della mano destra e si scostò poi una ciocca ribelle di capelli che la sigaretta, tenuta con la sinistra, col braccio a gomito, aveva pericolosamente accaldato.

 

-...Braghin! Braghiiin! lo sto aspettando...Sto aspettando a te!- gridò, bestemmiando poi sottovoce.
Addio pure, adesso che ci pensava, alla prevista settimana pasquale da passare al paese dei suoceri...La cosa sarebbe andata avanti per le lunghe, poco ma sicuro. Era appena l’inizio e pure già non ne poteva più...Prima la corsa che aveva dovuto fare a casa di quelle disgraziate, senza aver avuto nemmeno il tempo di prendersi il caffè, poi il giro di perlustrazione, poi le prime indagini, poi il colonnello, poi il medico legale, che non si trovava, poi i giornalisti, bastardi a loro, che invece c’erano tutti…

Poi si ci era messo pure quello spaccauallera del vicesindaco, e che sfaccimme!

Da dove la doveva pigliare la seconda pattuglia da mandare in giro per lui, eh? E adesso ancora il rapporto da finire...

 

-Braghiiin!- urlò imbestialito-E l’anime di chi te murt!- farfugliò spegnendo la cicca.

 

Non sentendo ancora risposta alcuna e non avendo proprio voglia di andare di là all’entrata della caserma, pensò bene di rileggere quello che aveva fintanto scritto.


 


Ill.mo Sostituto Procuratore della Repubblica e p.c.
Ill.mo Comandante Compagnia C. C.
Io sottoscritto Maresciallo Capo Colluccello Luigi, Comandante di questa stazione, riferisco quanto segue.
Oggi, 23 marzo c.a. , alle ore 6.30 circa, mentre mi apprestavo ad uscire dalla mia abitazione civile, per recarmi in servizio, venivo raggiunto dal Parroco del paese, don Alessandro Calindri, che mi informava di aver assistito poco prima, transitando di là per andare in Chiesa, a un selvaggio episodio criminale.
Camminando, grosso modo poco dopo le 6.00, per via Caduti della Libertà, al numero civico 2, una villa a due piani, di proprietà della famiglia Stefani, nostri concittadini, detto Calindri sentiva frasi urlate in lingua albanese, riconosciuta subito, essendo stato a lungo in contatto con giovani profughi di tale nazionalità a scopo di assistenza prestata. Successivamente, sentiva grida di dolore di donna e poi vedeva quattro giovani, dell’apparente età di venti anni, uscire precipitosamente dall’abitazione e darsi alla fuga, a bordo di una Audi 80 vecchio tipo, colore grigio, di cui riusciva a vedere solamente la sigla della targa, Ml, ma non i numeri.
Correva allora a chiamarmi direttamente a casa.
Non appena avuto notizia del fatto, nonché delle prime circostanze utili alle indagini, provvedevo ad attivare telefonicamente la pattuglia radiomobile formata dal ViceBrigadiere Di Troia Enzo e dall’Ausiliario Casiraghi Fabrizio sulle tracce dei fuggiaschi e mi portavo personalmente sul luogo segnalato.

Ivi giunto, entrando dalla porta principale, rimasta spalancata e non notando su di essa e nemmeno sulle finestre del davanti e del di dietro nessun segno evidente di scasso, vedevo nella camera da letto al primo piano, stese sul letto matrimoniale in maniera scomposta, i corpi oramai senza vita di due donne, in reggiseno e mutandine, dell’apparente età di trenta - quaranta anni, colpite da numerosi colpi di coltello, o comunque oggetto affilato, in diverse parti, da cui era uscito tanto sangue, che aveva imbrattato tutta la stanza.
Non si notavano altri segni di disordine e nemmeno evidenti asportazioni di masserizie e suppellettili.

Al piano terra, in prossimità della porta di ingresso, ma gettati di lato, come prima non avevo notato, ritrovavo poi i portafogli tirati fuori dalle borse rispettive delle due vittime, contenenti solamente documenti e carte di credito, ma non soldi contanti.
Allo stesso modo, avevo visto prima che i corpi delle due donne non avevano alcun oggetto di oro, che non ritrovavo nemmeno nelle borse lanciate per terra presumibilmente dai responsabili del duplice delitto.
Dai sopraccitati documenti, risalivo alle generalità delle due vittime, che risultavano rispondere ai nomi di Stefani Debora, nata a Brescia, il 12 luglio 1967, ivi residente, in via Milano, 10, ma di fatto domiciliata qui, presso detta abitazione, di proprietà dello zio paterno Cesare, nostro concittadino, altrove domiciliato, nubile, di professione...
 


 

-Braghiiin! E che sfaccimme’

-Eccome, sior maresciallo! Che se scrive: en- tra- i- ne- use...
-E finalmente!-
borbottò il maresciallo- Ecco qua: entraineuse...Tanto sempre puttana era e puttana rimane, pace all’anima sua!- e poi continuò a pigiare sui tasti.


 


 

...In servizio saltuario in locali notturni di Milano e provincia, ma solitamente dedita alla prostituzione, come da segnalazioni di archivio, ma senza altre segnalazioni a suo carico e senza precedenti penali, e come appurato anche dal suo datore di lavoro ufficiale, tale Genovese Eugenio, detto Gegé Pitosforo, che, prontamente rintracciato, tramite locale comando, dichiarava di non averla più alle sue dipendenze e di averne perse le tracce da più di due settimane, avendola licenziata, perché, a suo dire, contravvenendo alle severe disposizioni da lui impartite, era solita allontanarsi dal posto di lavoro del locale in compagnia di clienti occasionalmente conosciuti in qualità di avventori.


 

Si fermò per rileggere quanto aveva scritto, poi riprese nuovamente.


 

Identificavo l’altra vittima in Ferrari Loredana, nata a Modena, il 23 maggio 1965, ivi residente, in via dei Mughetti 24, nubile, di professione impiegata presso il quotidiano La Libertà di Piacenza, insieme al suo convivente, tale Perego Giovanni, imprenditore, che, prontamente rintracciato, tramite locale comando, dichiarava che la sua convivente si era licenziata dal giornale quale telefonista da molte settimane, da quando aveva deciso di andare via da lui, rompendo la convivenza e la relazione sentimentale, per recarsi a Milano, per nuova occupazione, a lui non rivelata, visto che non ne aveva mai più ripreso i contatti.
Incensurata, senza precedenti o segnalazioni a carico, di detta Ferrari Loredana il succitato Genovese Eugenio dichiarava che la donna si era sì recata da lui nel primo pomeriggio, in compagnia della detta Stefani Debora, per richiedergli lavoro quale entraineuse, ma di avere congedato subito entrambe, non potendo e non volendo darne alla sua ex dipendente e nemmeno alla sua sedicente amica, che vedeva per la prima volta in tali circostanze.
Dalle indagini condotte, tramite locale comando, si conferma che tali dichiarazioni, rese presso il night club Star Light di Milano corrispondono a verità, come pure la circostanza che il dichiarante non si era mosso da detto locale fino all’alba di questa mattina.
Si rende ancora noto alle SS.VV. che sempre questa mattina, alle ore 8.00, il ViceBrigadiere Di Troia mi informava che era stata ritrovata abbandonata la autovettura presumibilmente usata dai criminali, in una stradina di campagna alla periferia del nostro centro abitato: lasciata alle analisi della scientifica, ha la targa falsificata e non si dispone al momento di ulteriori informazioni in merito.
Dagli altri interrogatori di possibili testimoni, dei vicini e di alcuni componenti la colonia di Albanesi abitanti nel nostro paese, condotti da me personalmente, nelle ore successive, non emergevano altri elementi utili alle indagini, che comunque al momento proseguono incessantemente.
Terremo costantemente informate le illustrissime autorità vostre.

In fede
Firmato
Maresciallo Capo
Colluccello Luigi

 


 

Si accese un’altra MS, soddisfatto e con evidente compiacimento rilesse i fogli dattiloscritti. Poi chiamò urlando Braghin e glieli mise in mano, dicendogli:“Fai subito i fax...Procura della Repubblica e Comando Compagnia...E vai! Fuii! E non ci mettere un anno come al solito tuo!”.


 

Quanti saranno e diciamo solamente i cosi detti irregolari? Mille, diecimila, centomila? Un milione? Dieci milioni, eh, avanti, quanti saranno? Dieci milioni di schegge impazzite...Arrivati e scappati chissà dove per tutta l’Italia...Diciamo solamente gli irregolari, per carità i clandestini, lasciamo stare gli altri, sì...Ma ci sono gli Albanesi, che qui hanno trovato l’ America veramente...E i Marocchini? Come si mantengono, secondo voi, eh? Non venitemi a dire che lavorano, eh? Che fanno quei lavori che gli Italiani non vogliono più fare, eh? Per favore...Perché questa è la globalizzazione che tanto piace a tutti...Poi dice che uno è nazista...Poi dice che uno è comunista...E no, qui siamo soltanto tutti esasperati...Che non ne possiamo più, pure noi, eh? Cosa credete? E i Tunisini? E gli Algerini? E quelli dell’ Est: Russi, Biellorussi, Ucraini, Moldavi, Romeni, ex Jugoslavi, eh? E i sudamericani, eh, dove lì mettiamo i sudamericani? E i Filippini e le Filippine, tutti casa e famiglia? E i cinesi, tutti casa e ristorante? E i neri dell’ Africa, eh? Eh? Milioni e milioni di schegge impazzite, eh, ve lo dico io...”.

 

Il Procuratore aggiunto della Repubblica si era riscaldato nella foga oratoria, retaggio degli ormai lontani inizi professionali.

 

Adesso ci chiedono dì far rispettare la legge?!? Ma quale legge, quale? Chiedo io: la legge Martelli, che poi non andava bene? La legge Turco - Napolitano che poi non andava bene? La legge Bossi - Fini che poi non andava bene! Ma quale legge hanno fatto, quale? Dove erano tutti mentre tutto questo avveniva? Che cosa si sono messi a fare? Con che cosa credevano di risolvere la situazione? E ancora adesso, ancora adesso stanno discutendo, si stanno confrontando, si accusano e si rispondono, polemizzano fra di loro, in maniera così confusa, così disordinata, così arrogante e saccente... Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur!
Un fenomeno epocale, vi dico io! Senza che l’abbiano minimamente capito, o abbiano fatto un qualche serio tentativo di salvarcene! La fine dell’impero Romano, cari miei...Le invasioni, che correttamente sono invece definibili invece come grandi migrazioni di massa...Unni, Vandali, Visigoti, Ostrogoti, Germanici e Caucasici...Voi sapete, evvero, come andò a finire...Si erano illusi di controllarli, di assimilarli, di reprimerli...Le avevano provate tutte..Sì, si erano ritrovati poi schiavi integrali a casa loro, è vero...Ma almeno prima le avevano provate tutte, per tempo, in tutti i modi si erano dati da fare...

Ora, ditemelo voi, perdio, con che cosa li vogliamo noi affrontare adesso? Adesso...Con la legge Martelli, con la legge Turco- Napoletano, con la legge Bossi- Fini, eh?

 

Che abbiamo fatto noi, eh? Che facciamo adesso, eh? Non so se rendo l’idea...Qui già controllano intere zone del nostro territorio, soggette oramai alla loro legge di violenza, non alla nostra legge di civiltà...Altro che...Scusate, ragazzi, mi sono lasciato andare...Mi rendo conto che non era questo che volevate sapere da me...Non scrivete niente, per favore...Cercate di capire il mio sfogo...”.

 

Si fece largo nella ressa dei giornalisti e dirigendosi verso il suo ufficio abbassò notevolmente la voce, fino a farla diventare un flebile sospiro.

 

Scrivete che stiamo indagando...Scrivete che brancoliamo nel buio...Scrivete che cazzo volete...”.

 

 

Il Procuratore della Repubblica era nervoso.

Era stato raggiunto da una maledetta telefonata e si era immediatamente precipitato in sede, quella domenica mattina, per gestire al meglio quanto era successo.

 

Si rinchiuse nella grande stanza, dove lo stava aspettando una giovane sostituto, alla quale si rivolse affabile e in tono dimesso, quasi confidenziale...
Hai visto che casino? Ne parlavo con tuo padre poco fa, mentre arrivavo qui...Meno male che c’eri tu in zona...Niente fine settimana, eh? Niente nuovi amori, allora! Eh, giovane e bella come sei...Se pure avessi qualche speranza, qualche anno di meno, dico, io, altroché, amica cara...Ma che vuoi? Alla mia età..! Lasciami almeno guardare la tua giovinezza! Come fai tu a lamentarti sempre, non lo so! Me lo diceva tuo padre...E sì, il fidanzamento, chiamiamolo così, andato a male, eh, eh, eh! Che vuoi che sia?!? Avete provato, no? Ora, morto un Papa, se ne fa un altro...Sei giovane, sei bella, hai una solida e prestigiosa famiglia alle spalle, fai già un bel lavoro, una posizione già buona, ma soprattutto proiettata verso l’avvenire, dico io, come fai tu a lamentarti sempre! E dai! Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuoi esser lieto, sia...

Senti, intanto, devi andare subito in quel dannato paese! Fai arrestare due o tre Albanesi..! Li incrimini e li fai sbattere in carcere!

Poi, fintanto che si avvieranno le pratiche, quando tutti si saranno dimenticati di questa storia, li metteranno fuori...

 

Tu, intanto, avrai già passato le carte...Ti occuperai presto di un’altra importantissima inchiesta legata a reati in cui c’entrano politici di primo piano...Non posso dirti di più, ora...Ma, credimi, roba grossissima, cara...Altro che la nera e mera cronaca di stupri e violenze sessuali....Farai un salto di qualità incredibile! Ma intanto ti giova che tu vada al più presto in quel dannato paese e faccia tutto per bene come ti ho spiegato...Dì che hai in mano gli elementi giusti, dì che il caso è a una svolta, dì tu, ma sbrigati...Entro oggi pomeriggio ti mando i cronisti giusti direttamente sul posto per le tue dichiarazioni...Mi raccomando...”.


 

La Sostituto Procuratore della Repubblica aveva rinunciato di malavoglia al pranzo di famiglia a casa dei suoi e alla conseguente giornata di ozio completo. Ma, di fronte al discorso fattole, aveva ritrovato grinta e determinazione.
Tempo un’ora, un’ora e mezza al massimo, era già seduta alla scrivania del maresciallo Colluccello, il quale, a sua volta, aveva disdetto San Siro nel pomeriggio, insieme al farmacista e al medico della mutua, e ora se ne stava sull’attenti al cospetto del giudice, aspettando che finisse di mettere in ordine le sue carte.

 

-Questi sono le autorizzazioni per i familiari al trasporto delle salme...Questi sono i mandati di custodia cautelare per gli Albanesi...Ne prenda due o tre fra le teste più calde che certamente conoscerà fra quelli che vede abitualmente, ci scriva su i nomi che le daranno e li metta nelle camere di sicurezza per gli interrogatori...lo rimango qui fino a che è necessario...Esiste un ristorante decente in questo paese?

 

-“Braghin!”- sibilò il maresciallo Colluccello, rinchiusa la porta, all’indirizzo del suo sottoposto, che, seduto alla scrivania, leggeva con interesse il depliant pubblicitario di un supermercato-

Vedi di scattare! Rintraccia la pattuglia di servizio e fammela rientrare immediatamente qui! Poi accompagna la Sostituto Procuratore al “Grillo”, lasciala lì per il pranzo, ma prima raccomandati direttamente a nome mio col proprietario...Nel frattempo che mangia, mentre aspetti per riaccompagnarla qui, passa da casa mia e fatti dare da mia moglie la televisione piccola e portamela subito...Così ci possiamo vedere “Quelli che il calcio”...