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“Poi, chiamiamo amore solamente quello di cui abbiamo bisogno in un dato momento, quando in un dato momento lo troviamo.”
Lunedì mattina, la bestia nera della Milano vicino l’Europa che lavora e che produce. Sono tutti ancora più grigi del solito, perché si ricomincia. Uno, magari, a pensarci su, dovrebbe essere contento di ricominciare la sua vita, giorno dopo giorno. Ma è davvero sua la vita? Ed è poi vita questa? Cos’è la vita? Alzarsi presto, lavarsi in fretta e furia, portare i bambini a scuola, correre per non far tardi, infilarsi nella metropolitana fra centinaia di sconosciuti, estranei, magari ostili, oppure ingolfarsi nel traffico nervoso e snervante, i luoghi comuni e le invidie dei colleghi, una buona dose di mobbing a gradire ogni tanto, le frasi fatte e le espressioni scontate, otto ore di lavoro monotono e ripetitivo, mai una soddisfazione, mai una gratifica, pratiche e ingranaggi tutti uguali, a fine mese tanto i soldi non bastano mai, alle dieci il 'coffee-break', alla mezza due panini e la minerale, il cesso altrimenti detto w.c., parlare di tutto tanto per, di sera il percorso inverso, stesso metrò e stesso traffico, il partner che ha i fatti suoi, i problemi con il bambino e quelli con la bambina, la pubblicità in tivù interrotta da spezzoni di film, così fino al prossimo week-end, la spesa da fare, le commissioni, i pagamenti, un mese all’anno di ferie, ma dove? Dico, dove mai? E’ vita questa? No, fatemi capire, dico davvero, non lo so: è questa la vita?
-Pronto? Buongiorno, sono Gino...E..Chiamo da Milano...Cerco Loredana...Lavora mica da voi una telefonista che si chiama Loredana? Lavorava forse? Ah...Ho capito...Va bene...Forse ho sbagliato...Mi scusi...No, non fa niente...Mi scusi...Buongiorno...
Linate, il gracchiare metallico dello speaker che annuncia i voli. Però ce ne sono tante di possibilità quanto a quotidiani dell’Emilia Romagna...Va beh, vediamo...lI funzionario che arriva da Roma è in ritardo, devo prenderlo e portarlo dal Commenda e poi per oggi ho finito...Hai voglia a telefonare...
- Pronto? Pronto? Sono Gino, volevo Loredana...Come? Ma forse lavorava lì fino a qualche mese fa...No?...Ok, Ok, scusi, eh? Statti bene e vaffanculo, adesso riprovo con quest’altro che era sempre occupato…
-La Libertà...Pronto...Pronto, chi parla?
-Loredana, sei tu..? Loredana...Dio, Loredana, sei tu?
-Sì, sono io...Gino!
-T’ho trovata finalmente...
-Non ci posso credere...Gino! Come va?
-Bene...E tu, come stai?
-Io bene! Ma guarda, Gino! Ti sei fatto vivo, finalmente! E bravo...
-Puoi dirmelo! E meno male che ci sono riuscito!
-Hai aspettato un bel po’...Come mai?
-Mah...Così...Ci ho pensato su...Diciamo che volevo essere
sicuro...Ripensarci, per essere sicuro...Mi sono messo in ordine le idee..
-Come, un po’...Sono più di due mesi...Quasi tre...
-Non sapevo come fare...Cioè: non sapevo che fare...Te ne sei andata via
all’improvviso!
-Non ho potuto avvisarti…Poi...Non potevo...Non sapevo...Oramai pensavo
di non risentirti mai più...
-Sì, lo so! E invece...
-Come, Io sai?
-L’ ho immaginato, quello che è successo...
-Ma dove sei, adesso?
-A Milano, dove vuoi che sia?
-E come hai fatto a rintracciarmi qui? Non sapevi niente...
-Già...Mi ricordavo, però, che m’avevi detto che lavoravi al centralino di
un quotidiano...
-Mi ero licenziata...
-Sì, lo so, mi avevi detto anche questo...Almeno, avrei chiesto
informazioni, per ritrovarti, anche se non ci fossi stata...
-Ci sono ritornata...Ho ripreso da una settimana...Giusto in tempo...
-Già...
-Bravo, sei stato bravissimo! Oramai pensavo che tu ti fossi dimenticato
di me! Io...Io non sapevo proprio come ritrovarti....
-E il telefonino...
-Non mi ricordavo il numero...E il mio si ruppe, il giorno stesso che sono
partita...
-Beh...Ormai...
-Avrei tante cose da dirti...
-Anche io...
-Senti adesso...
-Sì, non mi va di parlarti a telefono...In questo casino e poi di fretta...Sto aspettando uno per il commenda, sono a Linate, tra poco arriva...
Senti, facciamo così...Preferisco scriverti con calma...Mi riuscirà meglio di dirti tutto...
-Ah, va bene...Ma scrivimi qui, al lavoro, meglio non fare arrivare niente a casa...Lo sai la mail?
-No, no, se è una lettera, te la mando per posta...Posta
prioritaria...Lasciamo perdere le e mail...L’indirizzo, è quello scritto sul giornale, giusto?
-Giusto!
-Sei ritornata con lui, giusto?
-No...Sono tornata a casa di mia sorella, poi ti spiego...
-Va bene, vuoi dire che mi risponderai...
-Certo che ti risponderò...Oh, Gino, sapessi...Ti dirò tutto...
-D’ accordo, mi dirai tutto...
-Mandami pure li tuo numero, così ti posso telefonare io...
-Non esce lì sui display?
-No, poi magari si perde quando chiudo...E’ un centralino, questo, di tutto..
-Sei tu il centralino di tutto...
-Allora aspetto, eh? Ma non scomparire di nuovo per tre mesi...Capito?
-Veramente sei scomparsa tu, non io...
-Ah, Gino...
-Ciao, Loredana, ti saluto...
-Ciao...
Milano, lunedì 5 novembre - casa - h. 21.00
Cara Loredana,
sono ancora sotto choc dall’emozione violenta di averti risentita, di essere riuscito, in un modo o nell’altro, a ritrovarti, hai visto? Ce l’ho fatta!
Comunque, di questo non dubitavo.
Ma ho dovuto prima chiarirmi dentro di me, scoprire compiutamente tutte le motivazioni che mi spingevano a farlo, cercare di capire. Credo, adesso, di esserci riuscito.
Mi sono messo in ordine le idee.
Magari ci ho messo un po’ di tempo...Ma io sono un po’ lento, no? E poi, poi il tempo non esiste... E’ solamente apparenza, convenzione...Quel che conta sono i fatti...
Guarda che non mi sono dovuto convincere di niente, non ce n’è stato bisogno: il risultato del lungo vertice di maggioranza con me stesso è stato chiaro, lampante, univoco...
Se ci ho messo un poco di tempo in più, è stato perché prima di tutto ho provato a dimenticarti...
Poteva essere stato un amore dell’estate, di quelli che poi finiscono con l’arrivo delle impressioni di settembre e che, sotto le pioggerelline fresche e insistite, evaporano e presto si cancellano da sé, dopo un poco si dissolvono, appresso alle autostrade sempre più lunghe e alle interurbane sempre più brevi.
Poi, chiamiamo amore solamente quello di cui abbiamo bisogno in un dato momento, quando in un dato momento lo troviamo.
Ma a dimenticarti non sono riuscito. Non ce l'ho fatta.
Eppure, scusami, ci ho provato. Dovevo provarci...
Te ne sei andata via all’improvviso, per quanto, chiaramente, contro la tua volontà. Ma poi?
Neanche un segno, che in qualche modo avresti pure potuto
mandarmi...Niente. Perché?
Non l’avevo capito. Ancora dovevo capire quello che è successo. Probabilmente, sono riuscito anche in questo, ma non ne sono ancora sicuro e cioè: è venuto a riprenderti, ti ha riportato con lui, ti vuole ancora come gli sta meglio.
Ma tu?
Questo lo devo ancora capire.
Ci sei ritornata insieme volente, o nolente? Per forza o per scelta? Per calcolo o per amore?
E cosa ha detto il tuo silenzio?
E’ stata una pausa di riflessione, risoltasi prepotentemente e positivamente come la mia? Oppure voleva dire che per te era già tutto finito, schiacciato dal peso degli eventi, quello che pure c’era stato, e non era stato certo poco, fra di noi?
Non lo so, e il dubbio mi fa star male.
Ma, vedi? Avevo proprio bisogno di riflettere...
Insomma, avevo bisogno di rifondare, quasi, alla luce dei nuovi eventi, la mia esistenza, anche nelle più minute articolazioni.
Ecco, quando tale urgenza interiore è stata compiutamente soddisfatta, allora sì ho potuto ritrovarti, perché avevo tutto chiaro dentro di me e, deciso e motivato, sapevo quel che facevo.
Non ci sono stati problemi. I problemi, se mai, cominciano adesso. Io penso al meglio, ci voglio credere in quest’amore, darti tutto quello che posso, al meglio di me.
Ma gli interrogativi rimangono. Non posso essere sicuro di te. Non posso leggere, per giunta a distanza, dentro al tuo cuore. Io so quello che c’è nel mio cuore.
Tu sai già tutto.
Tu lo sai, come ero prima di conoscerti: cosa facevo, come pensavo, cosa combinavo. Ma non è vero che ne ero uscito prima da solo: ne sono uscito poi solamente grazie a te.
Adesso è cambiato tutto.
Tu Io sai cosa significa per me. lo non Io sapevo, ma l’ho scoperto in tutto questo tempo che siamo stati lontani e ignari di noi stessi. E’ stato un miracolo fra di noi.
Per me, certo, capace di reinventare un’esistenza. Per te pure, però, capace di farti tornare, e forse per la prima volta, a sorridere alla vita. Perché posso pure sbagliarmi sul presente e forse sbaglierò a voler scommettere sul futuro, ma di quello che è successo, sono sicuro, perché l’ho visto, perché l’ho sentito, con gli occhi della mente e con gli orecchi dell’anima.
L’amore, quello vero, non è, non può essere solamente il semplice soddisfacimento di un bisogno, o anche di più bisogni materiali, contingenti; non è neppure una semplice passione, una cotta che ti prende, un desiderio represso, qualche scopata più o meno riuscita, una ventata di tenerezza, o d’allegria.
L’amore vero è quello di cui non puoi stare senza, perché irreversibilmente ti cambia la vita, che, altrimenti, senza, non avrebbe più senso, o ragione alcuna.
Certe cose, Loredana, non si possono inventare. Neppure fingere. Non si vendono, non si comprano, non si possono richiedere, esigere, o patire.
Succedono. A volte succedono, e quelle volte che succedono è sempre un miracolo.
A noi è successo. Io non l’avevo capito bene, che era successo. Ho dovuto pensarci. Ma adesso è tutto chiaro, fin troppo chiaro. lo non voglio perderlo, questo miracolo, adesso che l’ho trovato. Voglio che mi duri tutta la vita. L’amore è un miracolo che si rinnova. Se gli eventi si possono capire e pure, come dicevi tu, modificare, bene, questa è l’occasione per provarlo.
Io ci metterò tutta la forza che posso, a non subirne il corso: voglio provare a crearli, per la prima volta voglio vedere, nonostante i miei convincimenti più radicati.
Se essi ci hanno unito, e poi ci hanno diviso, ecco il momento di verificare se si possono forzare...
Per questo ‘stamattina ti ho cercato, per questo ti ho scritto ‘stasera questa lettera, che il vento tra poco porterà via. Dritto fino al tuo cuore? Da solo non posso, da solo non ce la faccio.
Adesso si tratta di vedere cosa decidi tu. E, nel caso anche tu voglia quello che voglio io, si tratta decidere che fare, ammesso che abbia ragione tu, ammesso, cioè, che siamo noi a decidere e non decidano, invece, sempre gli eventi per noi.
Ma se anche tu vuoi quello che voglio io, allora ci devi credere, devi lasciar stare tutto il resto e dare al massimo quello che puoi. Rispondimi, ti prego. Comunque sia, dimmi tutto.
Come minimo, me lo devi.
Io, da solo, soffocato dai fantasmi del passato e affondato dalle esperienze sbagliate; oppure insieme, Loredana, insieme, noi due, le nostre vite fatte una sola, nuova e per sempre un attimo di entusiasmo reso eternità?
Rispondimi, ti prego, ma rispondimi presto, perché a non sapere questo, non ce la faccio più.
II tuo Ginetto
Otranto, 5 XI
Caro amico ti scrivo,
così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò. Da quando sei partito, c’è una grossa novità...
Tutta la schiuma che avevamo fatto intorno alla faccenda dell’agriturismo è stata miracolosamente prosciugata da un assegno, che ‘stamattina il Boss ha firmato e staccato a favore della Contessa, a casa, sua, sotto ai miei occhi, sbalorditi dal numero degli zeri aggiunti intorno alla cifra iniziale.
Abbiamo anche definito la sostanza dell’accordo, che formalizzeremo prima della feste di Natale, quando verrò al Nord per affari, evvero, per la realizzazione del nostro complesso e poi giustappunto passerò da Milano, di modo che ce ne torneremo insieme, visto che devi firmare anche tu le pratiche dal notaio.
Quindi, se il tutto, fino a ieri, era pur sempre un discorso teorico, anche se fondato in parte sulla conoscenza della realtà effettuale delle cose e, in parte, sulla disponibilità presunta e presumibile di avere noi due, cioè i nostri genitori, appezzamenti di terreno confinante con relative antiche costruzioni, invece adesso siamo già passati alla fase operativa del progetto scaturito dalla mia fervida mente, che, grosso modo, si sostanzia in quanto segue: noi mettiamo i terreni e le masserie, nel contado di Otranto, Salento, Italia, più il know-how e la conduzione manageriale, scusate, scusate se è poco; il boss mette i soldi necessari per gli investimenti e così facciamo una cooperativa sociale, di cui sarà presidente la Contessa, ci dividiamo gli utili in parti uguali e siamo tutti contenti, perché, oltre ai guadagni, quello ha una proprietà fisica acquisita e una base logistica, che gli serviranno per gli affari suoi diversi e ragioni varie, su cui però, non essendo fatti nostri, è meglio non stare a sindacare oltremodo e noi teniamo avviata la nostra attività, ragione di realizzazione personale e sociale.
Questo è quanto al momento. Per il resto niente altro. Questo è quanto, oramai. Io non vedo l’ora di cominciare, anche operativamente. Mi ci vedo bene, nei panni dell’imprenditore e mi ci sento ancora meglio, ora che ormai è fatta.
Do per scontata la tua entusiastica adesione senza riserve, il tuo plauso nei miei confronti e il tuo totale, incondizionato coinvolgimento. Te ne torni qui, nella tua terra, dove ci sono le tue radici, dove ti aspetta già il domani, dopo la parentesi, chiamiamola così, dell’esperienza milanese.
Allora, hai deciso cosa farai da grande?
Io sì!
E ti voglio con me!
Con ciò,
credimi tuo
amico
Cosimino
P.S,
Loredana starebbe proprio bene alla reception...O come animatrice...Se vuoi...O, meglio: se vuole lei...
Piacenza, 7 novembre.
Caro Gino,
ho ricevuto poco fa la tua bellissima lettera e ti voglio rispondere anch’io così, adesso, fra uno squillo e l’altro dei telefoni del centralino, così te la imposto subito e l’avrai quanto prima al tuo indirizzo.
Gino, te lo dico subito, non devi fare brutti pensieri su di me, perché, come ti ho detto quest’estate, tu mi sei piaciuto subito e mi hai conquistata come nessun altro e mai prima mi era successo come con te, credimi.
Quando, però, è venuto a riprendermi a Otranto, dato che era riuscito a rintracciarmi, io l’ho dovuto seguire, perché non potevo fare diversamente, davvero, mi ha minacciata e mi ha promesso di farmela pagare, se non tornavo subito con lui...Mi ha fatto pure tante promesse, ma già non ci credevo prima, figurati adesso...Ma, che cosa avrei potuto fare?
Tu non lo conosci, non sai come è, avrebbe fatto una pazzia, sarebbe successa una tragedia.
Invece, così, ho idea che piano piano si abituerà al fatto che non sono più sua e allora potrò essere davvero libera di decidere quello che voglio. Adesso si accontenta di questo: gli basta sapere che ci sono. Guarda che sono andata stare da mia sorella, ho una stanzetta per conto mio a casa loro.
Non gli ho raccontato niente di noi, tanto per tenerlo buono e per guadagnare tempo gli ho detto che sarei stata a vedere se davvero poteva cambiare, che lo mettevo alla prova.
Non sapevo, non potevo, fare altro. Dovevo vedere che cosa succedeva. Adesso aspetto di riparlare di tutto con te.
Sei stato tanto a lungo senza farti sentire, che pensavo che tutto fosse finito così fra di noi.
Poi, ecco, all’improvviso, squilla il telefono, ma ‘stavolta una voce speciale, la tua.
La stavo aspettando, per poter decidere.
Adesso so...
Qualcosa faremo.
Speriamo di rivederci presto.
Un bacione, tua
Loredana
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