Filippo è vivo, e combatterà ancora, anche a Chivasso!

di Sandra Maggio

(attrice protagonista)

Portare Filippo a combattere ancora anche a Chivasso, nell’ambito del Festival Internazionale di Letteratura, con il gradito invito dell’assessore Alessandro Germani, sempre così attento alle suggestioni culturali, per di più davanti a pubblici di studenti e insegnanti, è una tappa importante quanto emozionante.

Recitare Marinetti è viverlo, è entrare nel suo mondo, è ricostruire il suo quotidiano per conoscere i suoi pensieri, le sue idee, per capire fino in fondo il genio di quest’uomo e analizzarne meticolosamente i suoi contenuti.

Per me, giovane attrice, chiamata a reggere l’intera parte recitativa, non è sembrata una difficoltà insuperabile, ma un nuovo esercizio mentale, che ha sicuramente arricchito e fatto crescere il mio “Teatro” interiore.

In questa ottica, consapevole della difficoltà, ma pure dell’originalità del mio ruolo, per me una sfida esaltante, dal momento che in questa nostra occasione, che abbiamo pensato nella ricorrenza del centenario del “Manifesto”, e finalmente, la poesia futurista viene “fatta sentire” e non soltanto, come era stato finora, letta sulla carta, ho voluto prepararmi adeguatamente per alcune settimane, sul finire del 2008, con studi specifici, sotto la guida di una Maestra affermata ed esperta come Anna Cuculo, a Torino.

Lo spettacolo, nato da un’idea di Giuseppe Puppo, che egli stesso conduce in maniera accattivante, si articola per un’ora e mezzo in una parte “raccontata” al pubblico esemplare, mai accademica, sempre divulgativa, e da un alternarsi di brani poetici e testi biografici del Padre del Futurismo Italiano, che io di volta in volta, entrando sulla scena in diverse dimensioni, recito e interpreto.

Il titolo è mutuato da uno dei due Cantos di Ezra Pound, il settanduesimo, per precisione, scritto direttamente in italiano, di getto, alla notizia della morte di Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944 a Bellagio, sul lago di Como, in cui però egli non è affatto rassegnato, e non vuole andare in Paradiso, no: vuole combattere ancora.

Successivo nella rappresentazione, è l’urlo di protesta del passato e di proposta per il futuro, che si leva nel “Manifesto del Futurismo”, pubblicato sul giornale parigino “Le Figarò”, nel 1909.

Il culmine dello spettacolo arriva nella maestosità della poesia rappresentativa di Marinetti, cioè, “Bombardamento”, e qui trova collocazione la più completa libertà di espressione di parole senza vincoli, parole in libertà, per riportare propriamente ciò che è, che io interpretato con una fortissima carica emozionale, tale da far vivere e vibrare sul palco ogni sillaba del componimento

La stessa intensità che ritroviamo, alla fine, nel “Quarto d’ora di poesia della X Mas”, ultima opera di poesia di Marinetti, composta nella notte tra il primo ed il due dicembre del 1944, a poche ore dalla sua morte.

Ne troviamo menzione nella lettera della moglie Benedetta, che funge da prefazione a questo memorabile capolavoro di uomo vivo, sempre. Un Marinetti privato, che viene fuori poi anche nei rapporti con le tre figlie, con la famiglia, con gli amici, Palazzeschi, Balla e Carrà, particolarmente, nella rievocazione della figlia Ala, che racconta in prima persona della sua vita accanto al Padre e al suo mondo.

Ancora un’altra figlia, Luce, parla in una lettera del Marinetti politico, dei suoi rapporti cioè con la politica, quindi col potere, e del suo instancabile lavoro per diffondere e imporre le idee futuriste, idee di cambiamento.

Per me si tratta di un’esperienza fantastica, liberatoria, che mi ha reso protagonista della psicologia di questo grande uomo, permettendomi di riportarlo nell’attualità dei nostri giorni, nella sua più intera schiettezza e grandiosità intellettuale.